Anzi, con tecniche ancora più aggressive e disinformative, visto che la pubblicità per il latte artificiale è regolata da un Codice Internazionale e dalla normativa italiana, mentre la pubblicità per le acque minerali non è regolamentata. (vedi proposta di Altreconomia, cliccando qui)
Così le multinazionali pubblicizzano le acque minerali come adatte ai neonati, o alle donne incinte, o alle donne che allattano, legando così la mamma al nome della ditta, e facendo indiretta pubblicità anche al latte artificiale. In realtà, tutti sappiamo che il bambino ha solo bisogno di latte materno, e la mamma in attesa o allattante non ha bisogno di un'acqua particolare... soprattutto NON ha bisogno di spendere soldi e fatica per le acque in bottiglia!! va più che bene l'acqua del rubinetto, che è potabile, disinfettata e nella giusta concentrazione di sali minerali. Non ha imballaggi, non inquina e...non pesa! (vedi intervista a Giorgio Temporelli)
Le multinazionali sfruttano le sorgenti d'acqua pagando uno "sputo" di canone alle regioni e ai comuni, senza ripagare nemmeno lontanamente il costo pubblico per lo smaltimento e per il riciclaggio dei rifiuti. Lo sfruttamento di sorgenti in zone e periodi di siccità toglie inoltre acqua agli acquedotti comunali. (vedi dossier Legambiente) L'acqua è un bene comune e deve rimanere pubblico, gestito e fornito con parsimonia, senza possibilità di lucrarci sopra.
Il 7 maggio abbiamo organizzato il convegno "Fratelli di latte...e di acqua!!" con Cattaneo, Linda Grilli ed altri esperti.
http://www.officinah2o.it/faenza/